Le tasche piene
Anche in questo caso siamo arrivati in tempo. La segnalazione di un cittadino ci ha messo in guardia. Era una vera e propria bomba ecologica. Un fiammifero ed avrebbe bruciato per giorni. Zona Ponte Riccio, tanto per cambiare, la strada che costeggia la ex Turbogas era divenuta una grande, enorme discarica.
C’erano quantità impressionanti di tutti gli scarti delle nostre città. Di tutte le attività produttive immaginabili. E di tutte le attività illegali possibili.
Ci abbiamo impiegato due giorni a ripulirla, a togliere tutto. Lavorando con tutte le squadre disponibili. Con ogni mezzo disponibile: bobcats, spazzatrici, autocarri, compattatori. Con gli operatori che avevano paura di finire impantanati nei terreni circostanti, cosa che poi è puntualmente successa, spaccando i comandi idraulici di uno dei Bobcat.
Abbiamo fatto dei netturbini i nostri guerrieri della notte (e pure del giorno). E del sindaco un netturbino.
A casa mia, a tavola, negli scampi di vacanza, si parla di rifiuti, discariche abusive, roghi. Con un’ansia collettiva. Quella di chi deve fare una triste gara. Con tutti questi farabutti. Con i rom. Con chi smaltisce i propri rifiuti attraverso i rom. Con chi scarica e con chi brucia (non necessariamente le stesse persone).
Con la necessità di dimostrare mentre si fa, quel che si fa. Perché c’è sempre quello pronto ad alzare il ditino per dire qualcosa. Quello che saprebbe fare meglio, da dietro ad un cellulare sotto un ombrellone. Perché c’è sempre quello che spera che la città esploda, s’incendi tutta, per poter dire: ve lo avevo detto! Perché quello del cantore di sventure è il miglior mestiere del mondo. Il più facile, il più ipocrita.
Altro è dover fare i conti con uomini e mezzi scarsi ed in numero finito e rifiuti e criminali tutt’altro che scarsi.
Ogni giorno a dover immaginare soluzioni astruse e modi arditi per rimuovere tutto quello che si può rimuovere, facendo i conti anche con i soldi. Con il costo di smaltimento degli ingombranti, dell’indifferenziato, dei frigoriferi, dei materassi, dei rifiuti combusti, dell’amianto, degli inerti e mille altre tipologie di rifiuti. E preoccuparsi di contenerli quei costi, per non dover poi aumentare la Tari ai cittadini.
A fare i conti con gli impianti, che aprono, chiudono, sono pieni, più o meno disponibili, più o meno collaborativi. Coi mezzi in fila agli impianti, per lunghe ore. Talvolta giorni. E che se sono pieni, non possono essere usati. E non riuscire a spiegare queste cose alla propria moglie, figuriamoci all’utente medio di Facebook.
Ne abbiamo le tasche piene. E non solo quelle. Di dover fare ogni giorno questa corsa contro il tempo, di dover correre a destra e a manca come trottole o come matti.
Di essere soli in questa battaglia. Come se i roghi, alla fine, fossero solo affare del Sindaco.