Le mascherine finite in mare potrebbero richiedere 450 anni per decomporsi. Questa l’attenzione che vogliono portare numerosi gruppi di ambientalisti, in particolare il Waste Free Ocean del Regno Unito.
Purtroppo numerosi cittadini si mostrano ancora indifferenti all’ambiente ed al corretto smaltimento della mascherine sanitarie utilizzate per contrastare l’epidemia Coronavirus.
Le mascherine in questo tempo sono un alleato per la salute ma se non smaltite correttamente rischiano di portare gravissimi danni all’ambiente.
“Senza un’adeguata sensibilizzazione il mare rischia di soffocare a causa della plastica” questo il grido dall’allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste.
Mascherine e guanti abbandonati dove capita, la gran parte delle persone sembra essere del tutto disinteressata nei confronti dell’ambiente e degli effetti che produrrà sulla vita di tutti. I dispositivi di protezione abbandonati, trasportati dal vento e dalle correnti dei corsi di acqua piovana rischiano di giungere nel mare devastando flora e fauna.
Uccelli marini, tartarughe e altri animali rischiano di soffocare e restare uccisi a causa delle microplastiche rilasciate dalle mascherine difficili da eliminare.
Diversi gruppi da anni si impegnano nella pulizia delle spiagge per evitare che questo avvenga ma è difficile stare al passo con la quantità di dispositivi di protezione non smaltiti correttamente. Si stima che ogni mese nel mondo vengano prodotte 194 miliardi di mascherine e solo una piccola parte di queste finisce correttamente negli impianti di raccolta, recupero e smaltimento.
Il gruppo britannico Waste Free Oceans spiega che il materiale con cui vengono fatte le mascherine, il PPE, non può essere riciclato perché è considerato un rifiuto contaminato per ragioni mediche. Per questo occore smaltire correttamente le mascherine affinché vengano limitanti i danni ambientali il più possibile.